La lettura nonostante è il nome dell’associazione culturale che da oggi inizia il suo cammino. Il nome è già un programma. Esprime a un tempo la difficoltà dell’impresa e la voglia di cimentarsi, la fiducia nella capacità di resistenza della lettura e l’opposizione al fatto che questa venga considerata qualcosa di residuale. “La lettura nonostante” significa anche, letteralmente, lettura non-ostante, ossia che non ostacola, ma si oppone se mai agli ostacoli che la limitano, e si propone, “costituzionalmente”, di rimuoverli.
Come non abbiamo mai creduto alle magnifiche sorti e progressive della cultura, così non cediamo oggi alle accorate lamentazioni sulla fine della lettura. Certo, la lettura ha i suoi nemici, alcuni dei quali si nascondono anche tra i suoi celebratori e i suoi accoliti. Ma la lettura è viva e lotta insieme a noi. Anzi potremmo dire che non si è mai letto come ora, cioè nella varietà di forme, supporti e pratiche che caratterizzano la lettura oggi.
Di questo ci occuperemo, quindi, tra le tante cose che ci piacerebbe mettere in cantiere. Riportare alla luce la lettura sommersa, quella che si pratica nelle metropolitane, nelle sale d’aspetto, nei gruppi di lettura; nella penombra degli angoli morti e nell’euforia dei momenti condivisi. Riflettere su un binomio che ci sembra centrale; quello della città e della lettura; quello del cittadino e del lettore. Non perché sottovalutiamo il potere salvifico, purificante, del legame con la natura o di un libro letto in testa d’albero. Al contrario. C’è natura, natura da salvare, se questo avviene in città. Perché pensiamo che tra lettura e natura corra un filo incendiario, un rapporto controverso che prende forma, come un ossimoro, là dov’è negato, nascosto o dimenticato, come la solitudine nella folla, la voce nel silenzio, o la perversa comodità di una lettura appesa a un corrimano o persa in un oblò.
Ci sostiene una volontà: combattere l’indifferenza e la rassegnazione, che divorano la lettura dall’interno, come se tutti gli uomini e tutti i libri fossero eguali, se non ci fosse più nulla da fare e da leggere, come se tutto fosse già scritto. Come se l’arroganza dell’ignoranza avesse già spopolato la terra. Avesse spento ogni curiosità. Con i libri, scrive Annie François, tutto è pretesto e nulla è indifferente (p. 77).
Ci guida una convinzione: la lettura rende liberi. Ma liberi veramente. E leggere senza padroni (e contro i padroni del mondo, che sono anche quelli dei libri) è possibile, è giusto, è bello.