Sono presenti più degli uomini nel mercato librario, sia come lettrici che come autrici, e online, nelle piattaforme più note di social reading; anche al di fuori delle statistiche e all’interno delle nuove pratiche di lettura condivisa, i numeri danno ragione al vocabolario: la lettura è di genere femminile.
È superato il cliché che attribuisce al romanzo e alla letteratura di consumo la causa e l’effetto di questa tendenza, considerati a torto meno adatti agli uomini; la risposta credo risieda nel come leggano le donne, piuttosto che nel cosa. E forse, nel fatto che storicamente hanno imparato a leggere insieme prima rispetto agli uomini, anticipando dinamiche e modalità di discussione dei nostri Gruppi di Lettura.
Non mi riferisco a quei salotti letterari di fine Ottocento che ospitavano signore aristocratiche (quando l’istruzione – tanto più quella femminile – era appannaggio esclusivo delle classi abbienti) invitandole a discorrere di libri letti sorseggiando un tè; ma quelle “comunità” nate con con modalità differenti, informali e decisamente rivoluzionarie nei luoghi di aggregazione del dopolavoro o nei cortili dei comprensori popolari alla base dei primi Gruppi di Lettura casalinghi. Nel suo studio sull’impronta femminile alle origini del “reading group movement” in America Elizabeth Long, sociologa autrice di numerosi saggi sull’evoluzione dei Book Clubs nel mondo anglosassone, ha evidenziato come gruppi composti esclusivamente da donne erano inizialmente legati alla vita e alle forme organizzative dell’associazionismo femminile, in un’ottica democratica non solo di azione politica ma anche di apprendimento ed alfabetizzazione.

Sebbene si collochi sullo sfondo di movimenti politici ed emancipatori, l’associazionismo ha offerto alle donne momenti privilegiati di incontro con e attraverso la lettura: basti pensare ai gruppi di autocoscienza fioriti nelle case, nelle numerose associazioni delle donne, al fermento culturale attorno alle Riviste femminili del primo ‘900… Purtroppo oltre a non aver lasciato tracce del loro funzionamento e dei propri percorsi di lettura, i gruppi femminili di quel periodo sono rimasti esperienze isolate, oltretutto spesso ostacolate, screditate o messe a tacere.
Sarebbe interessante provare a ricostruire un quadro analogo nel nostro Paese, seguendo a ritroso il filo rosa che lega gli attuali Gruppi di Lettura (ancora fortemente sbilanciati verso la componente femminile) con i piccoli gruppi sovversivi di donne nel dopoguerra, o degli anni della contestazione giovanile. Si era trattato di esperienze originali, in cui era l’identità personale ad essere coinvolta, discussa e valorizzata; lo stare insieme non era più limitato come in passato alla sfera privata, e si rivolgeva senza esclusioni ad obiettivi ben più ambiziosi: ridisegnare lo “spazio pubblico” delle donne, come gli odierni Gruppi di Lettura quello dei lettori. Nei collettivi femministi infatti non si discutevano solo temi concretamente legati alla lotta politica o al diritto al lavoro: il corpo e la sessualità, il rifiuto della famiglia tradizionale, il rapporto con la madre e le altre figure femminili (largamente inesplorato prima dell’autocoscienza), il sogno d’amore e lo scarto con la “vita vissuta”, la sfera emotiva di desideri e aspettative che si discostavano dall’immagine pubblica di donna. La lettura di un articolo o un brano – non per forza di un romanzo – diveniva così uno strumento essenziale per la costruzione di questa nuova identità, un momento di introspezione e allo stesso tempo di confronto.
Attraverso la (ri)lettura e la scrittura, le donne dal XIX secolo continuano a creare nuovi significati mettendo in discussione alcune scelte del canone letterario alla luce della conquista della propria emancipazione sociale, ad esprimere con il filtro della soggettività il tessuto culturale in cui sono immerse e cresciute: esattamente ciò che accade in un Gruppo di Lettura.
Perché al di là delle differenze di genere (e di genere letterario praticato, che ha poco o niente a che vedere con quest’ultime) tutti i partecipanti ad un gruppo di lettura incarnano in un certo senso “la lettrice comune” di woolfiana memoria, ma al plurale. E, implicitamente, rivendicano il diritto ad “Una stanza tutta per noi” come una conquista da proteggere e trasmettere.
Elizabeth Long, Book clubs: women and uses of reading in everyday life, Chicago: The University of Chicago Press, 2003.