È con Patrizia Pozzi la nostra intervista, una persona speciale che ho avuto la fortuna di incrociare in diversi momenti della vita e con la quale ho il piacere di condividere una lunga e solida amicizia, a volte fisicamente vicine a volte lontane nei nostri percorsi di studi e di vita. Patrizia si è laureata in filosofia presso l’Università Statale di Milano con la tesi Vir sapiens: l’ideale umano di Spinoza e ha dedicato numerose ricerche e studi all’opera del filosofo. Proprio nell’intento di approfondire la cultura ebraica, radice fondamentale della formazione di Spinoza, si è dedicata anche allo studio dell‘ebraico avendo come maestro Giuseppe Laras, già rabbino capo della Comunità ebraica di Milano e titolare della cattedra di Storia del Pensiero Ebraico all’Università degli Studi di Milano. Patrizia è stata anche assistente, docente di laboratorio e poi docente a contratto di Storia del Pensiero ebraico. Spesso in viaggio ad Amsterdam, città natale di Spinoza, ha frequentato con grande assiduità la Bibliotheca Rosenthaliana dell’Università di Amsterdam e la biblioteca Ets Haim, la più antica biblioteca ebraica del mondo, che fa riferimento alla Sinagoga ebraico-sefardita. Sono queste le esperienze sulle quali si è fondato l’indirizzo dei suoi studi spinoziani, quello rivolto alla cosiddetta Biblioteca di Spinoza, cioè l’insieme dei libri da lui lasciati alla sua morte e segnalati in un elenco, spesso criptico, prima della loro vendita. Poi il Dottorato di Ricerca presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi su Le radici ebraiche del concetto spinoziano di scientia intuitiva; poi ancora a Milano ottiene un’ Attività di Ricerca post dottorato e nel 2000 sempre a Milano un’attività di ricerca quadriennale con il progetto “I fondamenti antichi e medievali del pensiero ebraico”, curando l’allestimento della Biblioteca Judaica presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano.
Abbiamo davanti a noi una lettrice e una studiosa di rango, se ci è permesso usare questo termine, a cui chiedo di raccontarci i suoi esordi di lettrice, quando è stata catturata dalla passione per la lettura, perché sappiamo che c’è sempre un momento in cui si accende questa passione, e questo è il suo racconto:
Ricordo i libri per bambini che mi donavano i miei: libri con grandi figure (ad es. di animali) con il nome scritto sotto o accanto, che mio padre e mia madre mi leggevano; oppure libri di brevi novelle o di fiabe che mio padre mi leggeva e io guardavo incantata quei segni portatori di sogni e avventure, spesso le stesse che mia madre preferiva raccontarmi oralmente (da Cenerentola a Pollicino). Dei libri mi colpivano anche le copertine, le rilegature. Ricordo un libro di Andersen, grande, rilegato in tela blu a caratteri dorati: mi pareva bellissimo, lo conservo ancora e quando ne fui capace lo lessi e rilessi innumerevoli volte. Infine, ricordando ciò che favorì il mio incontro con la lettura, penso ad album da colorare con incisi vari, e colorare mi piaceva moltissimo. Grazie a questi diversi fattori, imparai a leggere prima di iniziare le elementari. A scuola davano libri in prestito e fu leggendo uno di questi, “Pattini d’Argento”, che ebbi chiara la consapevolezza della bellezza del lèggere, rivedo ancora quell’istante di illuminazione.
Penso sia importante e interessante capire come e se, da filosofa, Patrizia Pozzi ha elaborato sue riflessioni sul tema della lettura e, da filosofa spinoziana, quanto e come il pensiero di Spinoza ha incrociato la sua esperienza di lettrice.
“Da adulta non mi abbandonò il piacere della lettura con la consapevolezza della sua bellezza. Filosoficamente mi risultò evidente che senza libri non ci sarebbe filosofia, il logos si tramanda all’interno dell’umanità tramite libri accessibili a tutti, cittadini del mondo. Spinoza, ebreo di Amsterdam di origine ispanico-portoghese, volle imparare il latino, lingua dei dotti nel XVII sec., al fine di rendere il proprio pensiero universalmente accessibile in testi guidati dalla ratio, bene comune di tutti gli esseri umani in quanto tali, chiamati ad un mondo di pace e letizia che i libri possono delineare come meta di tutta l’umanità.”
Ora devo spiegare a chi ci legge che Patrizia si trova da un paio di anni in una condizione molto speciale. Le è stata diagnosticata la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), è tetraplegica e può, miracolosamente, parlare, ma non sempre. Il suo amore per la lettura e lo studio non si è però spento e la sua lucidità e forza non si sono smorzate, anzi, forse hanno ripreso vigore e moltiplicato le energie. Le chiedo come e se, la malattia ha trasformato, perché questo credo sia inevitabilmente successo, la sua passione e il suo bisogno di leggere, e le sue parole ci raccontano di come una grande lettrice come lei sia riuscita, sia pure con immenso sforzo e fatica, a trovare delle soluzioni anche grazie anche all’incontro con una persona che le ha dato un grande aiuto.
La malattia che mi paralizza mi impedisce di afferrare alcunché, anche i libri, e non potrei sfogliarne le pagine. È una mancanza radicale: negli oltre due mesi trascorsi in punto di morte non mi accorgevo di nulla; quando lentamente ripresi coscienza e conoscenza fu evidente che la mia vita era radicalmente cambiata. Non più cibo, non più respiro, non più alcun movimento: vita immobile collegata a macchine, non più camminare, non più scrivere, non più leggere… non più libri. Ma ecco la prima sorpresa, preparatami dalle mie figlie: gli audiolibri. Ne ho letti a valanga, giorno e notte, rivivendo una felicità ben nota: la gioia di leggere, anche se non con gli occhi, ma con le orecchie; paradossale, ma possibile… Come è paradossale la seconda sorpresa: scrivere con gli occhi… Grazie ad una particolare barra ottica, riesco ad usare il computer con gli occhi: leggo, scrivo, comunico … Ho potuto concludere un libro, di imminente pubblicazione, con l’aiuto di mia figlia: dove non può la tecnologia, può l’amore… L’uso della barra è stato introdotto in questa struttura da un web master, ora ammalato, che ha trasformato un videogioco (anche oggi pubblicizzato e venduto in questa veste) in uno strumento per scrivere, leggere, parlare e comunicare. E questo per me è stato ed è di infinita importanza. Leggere è ancora possibile e la lettura fa ancora parte della mia vita: è un tassello fondamentale della mia identità: anche in questa immobilità, in questo silenzio mi riconosco e comprendo che la lettura fa parte del mio essere, del mio esistere. Il web master geniale che mi ha insegnato a scrivere con gli occhi si chiama Liberato. Sia lui che io non parliamo, ci salutiamo con un sorriso e ci scambiamo mail; da lui mi è giunta una pagina che mi pare bellissima e che desidero citare:
“Fai attenzione ai tuoi pensieri, perché diventano parole.
Fai attenzione alle tue azioni, perché diventano abitudini.
Fai attenzione alle tue abitudini, perché diventano il tuo carattere.
Fai attenzione al tuo carattere, perché diventa il tuo destino”.
Ho voluto iniziare da questa citazione perché le parole sono il fondamento della nostra civilizzazione e attraverso le parole descriviamo le nostre esperienze e con questo slancio creativo ci adattiamo.La capacità di adattamento forse è la più importante delle caratteristiche degli esseri umani ed è ciò che ha consentito il progresso, nato spesso da difficoltà o da problemi di difficile soluzione.“Che tu creda di farcela o di non farcela, comunque hai ragione.” [Henry Ford]
In queste premesse si trova il significato del progetto di regalare ad ognuno di noi del reparto SLA di Villa Cedri (Merate), una maglietta personalizzata con il proprio nome e l’acronimo SLA, tradotto come Senza Limite Alcuno.
Quando percepiamo le avvisaglie di un malessere, andiamo dal dottore al quale descriviamo i nostri sintomi, il medico fa la sua diagnosi, scrive la ricetta con la quale ci rechiamo in farmacia, compriamo la medicina e aspettiamo che faccia effetto.
Fin qui nulla da dire, peccato che questo schema non funzioni quando incontra una singolarità, ben rappresentata da una malattia che non ha ancora una cura.
In queste situazioni non è possibile delegare ad alcuno e quindi il paziente ridiventa attore principale della sua storia nella malattia.
Siccome abbiamo la possibilità, con la nostra immensa capacità creativa, di cambiare la descrizione di ciò che accade, SLA diventa Senza Limite Alcuno, perché le parole hanno il loro peso e determinano il nostro destino o in via subordinata – come direbbe un buon avvocato – un miglioramento della qualità del malato stesso, scopo primario delle cure palliative.
“Fa’ più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce “[Laozi]
Facciamo in modo che la nostra foresta sia fatta di pensieri e parole di crescita in uno Sviluppo Lento e Armonico”.
Non ho molte parole da aggiungere, ringrazio però Patrizia Pozzi e Liberato, che ci hanno dedicato il loro prezioso tempo; devo precisare che in questo momento nessuno dei due può parlare, le loro parole mi sono giunte scritte, quindi scritte con gli occhi e si può immaginare quanto sia faticosa e anche lenta questa operazione.
Sento il bisogno di proporre alcune riflessioni sul tema della lettura in queste situazioni così difficili, su quanto la tecnologia potrebbe fare per garantire a tante persone, comprese quelle che si trovano in queste condizioni così estreme, l’esercizio di questa attività e su quanto effettivamente si faccia.
Patrizia continua a lavorare, studiare, pensare, riflettere e comunicare attraverso l’applicazione di una tecnologia che un malato come lei ha messo a punto. È un’opportunità per dare alla vita dignità e un’altra possibilità di essere vissuta nella maniera più piena possibile. Patrizia è una studiosa e una gran lettrice ma ci sono lettori forse più anonimi e meno titolati che sono però privati della possibilità di coltivare una relazione con il mondo attraverso la lettura che rimane un piacere e una passione oltre che una possibilità di accesso al sapere da garantire però a tutti. L’editoria digitale, siamo certi, può fare molto di più e meglio per le persone che si trovano in queste situazioni che abbiamo già definito come estreme; vale la pena di pensarci, di riflettere e di studiare nuove soluzioni, perché se la vita è il valore primario dovremmo anche averne davvero rispetto: occupandocene in questo spazio di lettura e di lettori, pensiamo ai lettori che vivono meglio potendo leggere.
Affronta questo tema un interessante articolo di Giampaolo Sarti “La sfida della malattia. La casa, lo studio, gli amici. Così mi sono ripreso la vita col puntatore ottico”, pubblicato su L’Espresso, n. 31 del 28 luglio 2019, un ‘intervista a Manuel Riccio Bergamas che ammalato di SLA ha ricominciato a studiare e a dare un senso nuovo alla sua difficile esistenza.
Patrizia continua a progettare, studiare, leggere e scrivere (libri, articoli, saggi, lettere) anche se con fatica e grande difficoltà, questo le permette di vivere con dignità e pienezza, sostenuta dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici. Voglio citare una parte di un suo contributo [apparso sul blog Odissea che ringraziamo per il permesso di pubblicazione] scritto in occasione della celebrazione dell’Anniversario della Liberazione che mi è parso quasi un manifesto del suo rapporto con la parola scritta e con la vita.
“Scrivo al computer con gli occhi. Non posso essere assistita a casa e sono perciò ricoverata in un Centro apposito in provincia di Lecco, a Merate. Certamente, sarei stata la candidata perfetta per un lager nazista o per il castello di Hartheim, e per un forno crematorio, come avvenne a mio nonno, Antonio Fanzel, deportato politico ucciso a Mauthausen: aveva 35 anni e lasciava una moglie e cinque figli. Anch’egli, come milioni di esseri umani, passò per il camino: le fiamme che arsero i libri durante il regime nazista (il rogo più grande, ma non unico, a Berlino, il 10 maggio 1933) furono le fiamme che arsero nei forni crematori per cancellare chi era ritenuto indegno di vivere, anche i disabili, come me in questo momento della mia vita. E come tutti coloro che erano considerati estranei, stranieri riguardo all’ “ordine” nazista: ebrei, oppositori politici, zingari, omosessuali, malati psichiatrici: anzi, i primi convogli che dall’Italia portarono deportati nei lager nazisti partirono nel maggio 1940 dalla struttura di Pergine Valsugana dove erano ricoverati disabili psichici, nell’ambito di un’operazione di presunta eutanasia chiamata Aktion T4, a cui aderì il governo fascista. In questo momento, sto scrivendo tramite una barra ottica che trasforma il mio sguardo nei segni scritti di una tastiera. Tale barra è stata qui introdotta da un ammalato, geniale Web Master, che ha saputo trasformare ciò che nasce come un gioco in un ausilio fondamentale per ammalati come lui, come me. La nuova possibilità di vita che mi è stata permessa (mi davano per spacciata al 90%) passa anche dai libri che ho letto (o audiolibri, che ho ascoltato a valanga) e dai libri o saggi che posso scrivere. Infatti, sta per uscire presso Mimesis un mio libro su Spinoza, che ho concluso qui e che è ciò che di più antinazista si possa pensare. Il titolo è “Homo Homini Deus” L’ideale umano di Spinoza, corretto, completato e ampliato in questi mesi, con gli occhio e l’aiuto di mia figlia Susanna. […] Ecco tutto… tutto piuttosto difficile: eppure mi piace ancora vivere e desidero continuare a vivere. E desidero poter scrivere, discutere, lottare secondo gli ideali che guidavano mio nonno e che hanno sempre guidato anche me: questo è per me linfa vitale. Non considero quello che non ho, ma quello che ho: e ringrazio i medici e il Cielo di poter avere ancora la luce degli occhi, del cuore, della mente. Certamente, da ammalata sono stata indotta a pormi domande radicali. Nel luogo in cui vivo, le domande richiamano a piani fattuali: che cosa significa vivere? quando è accettabile vivere nonostante…? come si attiva l’unità corpo-spirito? Spesso le domande e le riflessioni si mettono a fuoco scrivendo o parlando a qualcuno: emerge così l‘importanza del rapporto, dell’interrelazione per vivere la malattia non solo come problema, ma anche come occasione di riflessione e comprensione. E si capisce che l’affetto che ci viene rivolto vale, sempre e per tutti, quanto una medicina, per il nostro spirito e per il nostro corpo, secondo il rigoroso parallelismo spinoziano tra corpus e mens. In generale, si potrebbe vedere la malattia come una radicale trasformazione della vita, non solo come via verso la morte. E la speranza è elemento vitale di ogni giorno, di ogni ora, di ogni attimo.
Vi auguro giorni felici”.



Altre interviste con lettori: Bianca, una grande lettrice
Un articolo coinvolgente, una persona eccezionale, una forza incredibile, la voglia di conoscere questa Patrizia per poterle dire semplicemente “Grazie”
Poi una considerazione, senza libri quanto sarebbe ststa diversa la sua vita!?
Adriana
E’ vero, una testimonianza meravigliosa e terribile. Un esempio da conoscere, quindi grazie per l’ intervista. Giusto ciò che dice Adriana: senza libri, come sarebbe andata?
Quando l’esitenza contornia l’ ek – sistenza, “la fuoriuscita da sè stessi” ed attingendo, da parte mia, al verbo antico greco “Συνοράω” – “Synorào” che vorrebbe indicare “l’abbraccio con lo sguardo”, Patrizia, con la sua passione alla vita ci inviata ad “abbracciare con gli occhi” suoi prensili che come stilo delle sue mani abbraccia man mano il mondo con tutta la Sua letizia di vita, insegnandoci, con pacacità, ad essere umili: da “humus” di terra, tale da sottolinearci che tutti noi siamo costituiti degli stessi elementi della Terra e degli astri dell’universo da abbracciare, appunto, con gli occhi!!!!!